19 Febbraio 2007
Si riscrive la storia dei Fenici a Palermo. Svelato dopo cinque secoli l'enigma di monte
È stato presentato ieri all’Archivio Storico Comunale di Palermo il libro “Le Fortificazioni Militari Fenicio-Puniche sui Monti di Palermo”, scritto dalla geologa Francesca Mercadante, (Edizioni del Mirto). L’opera mira a riscrivere la storia dello sbarco e dell’insediamento dei Fenici, guidati da Amilcare Barca nel III secolo a.C., nel territorio siciliano.
Attraverso un’avvincente comunicazione per immagini, l’autrice ha ripercorso 10 anni di accurate ricerche, che l’hanno condotta a dimostrare, basandosi su fonti scritte dell’epoca, che i conquistatori fenici non si insediarono su monte Pellegrino, bensì sui monti Billiemi, una serie di collinette accessibili da più punti del golfo di Palermo.
Le ricerche hanno anche avuto l’effetto di scoprire nuovi siti di interesse archeologico. “L’auspicio – ha detto l’autrice del libro – è che gli organi preposti si attivino per salvaguardare questi siti”.
Un saggio, "Le Fortificazioni militari fenicio-puniche dei Monti di Palermo" che ancor prima di essere libro, è lo scrupoloso rapporto di una meticolosa indagine storica, archeologica, ma anche geologico-territoriale, alla scoperta di una verità che ha radici in fonti millenarie.
Una verità, che per oltre cinque secoli, studiosi e discettatori vari non hanno fatto altro che nascondere, perdendosi nei meandri di mere ipotesi fantastiche, sicuramente appetibili al gusto per il mito e il mistero, ammantato di una velleitaria aurea di grandezza, spesso tanto cara ai palermitani e ai siciliani in generale. Francesca Mercadante, consapevole che la realtà è una sola, come una sola è la verità della realtà, per svelare quella del mitico “monte” Eircte, ha scelto invece i sentieri della ricerca, impervi e talora inaccessibili come quelli dei monti Billiemi ad Ovest di Palermo, che, per oltre duemila anni nel silenzio di pizzi e vallate ne hanno custodito la Storia, quella vera. Tre parole chiave per questo libro.
La prima: scrittura. Una tournure che, nonostante l’uso imprescindibile di termini scientifici, è limpida, scorrevole e avvincente.
La seconda: vita. Perché anche le foto e le cartografie dei luoghi, gli scatti dei reperti archeologici, perfino quello di un’antichissima moneta, sono così dettagliati che inevitabilmente si è proiettati nella quotidianità civile e guerriera di oltre duemila anni fa.
La terza: concretezza. La materia trattata, infatti, non è frutto di un volo astratto della mente, ma la faticosa, paziente e appassionata ricostruzione di una realtà. Un autentico percorso euristico, dunque, il saggio di Francesca Mercadante che offre un o spaccato della Storia del territorio di Palermo, alla fine della Prima Guerra Punica, finora sconosciuto. Punto di partenza le fonti di due storici greci. Che conducono ad un luogo “presso Eircte”, approdo e rifugio del cartaginese Amilcare detto Barca, “il fulmine”, e ancor prima all’imprendibile fortezza di Eircte(s) ai tempi di Pirro. Un punto del palermitano che, dal 1500 in poi, è stato identificato con il monte Pellegrino o monte Palmeto (a Cinisi) o ancora monte Castellaccio nel Comune di Torretta. Poi, 10 anni fa, il dubbio. Che il castrum di Eircte di Polibio e Diodoro Siculo si trovi in un’altra parte di Panormus. Da qui la ricerca di nuovi dati interpretativi che, con il termine “confini” fornisce in primis un’etimologia diversa del nome Eircte. Poi un antico documento dell’XI secolo. Finalmente un punto di partenza razionale. Che porta ad intraprendere un irto cammino ad Ovest di Palermo, tra i monti Billiemi, un massiccio collinare, a dispetto della sua vasta estensione, pressoché irrilevante e sconosciuto. Sembrano apparire così, dal nulla, nomi come Pizzo Minolfo, Cozzo Subbaco, Pizzo di Mezzo, Pizzo Castellaccio, Cozzo San Rocco e altri ancora. L’identità dei monti Billiemi prende corpo e si rafforza man mano che sulle sue colline si scoprono arx e frourion, fortezze imprendibili.
Tutto l’areale occidentale di monte Billiemi si svela come un Sistema Militare Difensivo. Sotto ai massi, subito in superficie, una gran quantità di reperti archeologici rivelano un’acropoli e una necropoli risalenti al IV-III secolo a.C.. Poi il ritrovamento di una moneta di bronzo, più antica, che per un attimo confonde le idee. Per approdare infine in Sardegna dove c’è la conferma del trait d’union fra il castrum di Eircte e lo stampo fenicio-punico dell’insediamento militare dei monti Billiemi. La soluzione dell’enigma di Eircte adesso è sotto gli occhi di tutti e questa "menzogna culturale”, per secoli riconosciuta come verità, da oggi ha le ore contate.
articolo di Alessandro Costanzo da Albaria.net del 19/02/2007